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Ma basta parlare di noi, parliamo d'altro.

Non credo nel matrimonio, perciò mi sposo.



Non credo nel matrimonio, perciò mi sposo.

Qualcuno un giorno ha detto: “Ok, mi sposo. Ma follia per follia, voglio farlo sapere per bene che è un errore consapevole. Questo mi tranquillizza.”
E – d’accordo con la mugliera – ha aperto l’invito con questa frase: “Io non credo nel matrimonio. No, davvero non ci credo! Lo considero, al suo peggio, un gesto politico ostile, un modo usato dagli uomini con la mente ristretta per tenere le donne in casa e fuori dai piedi, un gesto ammantato di una parvenza di tradizioni e pervaso dal conservatorismo più ripugnante; al suo meglio, una beata illusione: sono due persone che si amano sul serio e che non hanno idea di quanto stiano per rendersi infelici a vicenda. Ma quando due persone sanno questo e decidono, con gli occhi bene aperti, di guardarsi in faccia e sposarsi lo stesso, allora non mi sembra nè un gesto conservatore, nè un’illusione: lo trovo anzi radicale, coraggioso, e molto, molto romantico.

Quel qualcuno è stato, diciamo, abbastanza “creativo”, a partire dalla frase su citata (tratta dal film “Frida” di Julie Taymor), per proseguire con un vero e proprio marchio, e poi un magazine dissacrante sull’istituzione matrimonio, e poi una t-shirt uappa, e poi una cartolina con sacre reliquie, e poi un vino, e poi diverse altre cosette.

L’uomo, prima del matrimonio, è incompleto.
Poi, invece, è finito.

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