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Ma basta parlare di noi, parliamo d'altro.

Bob Marley ritratto a mano (china nera su carta 70×100).



Bob Marley ritratto a mano (china nera su carta 70x100).

I pezzi di Bob Marley risuonavano per mezzo di vinili neri con solchi lucenti bianchi nello stereo in salotto di casa dei miei. Prima o poi – gli dicevo – ti disegno, Bob.
Il salotto era la stanza buona di casa Biancofiore, quella per gli ospiti, dove cristalli, piatti buoni e arazzi (o almeno quelli salvatisi dalla scalmanata infanzia di Giovanni, me, Raffaello e Doriana) davano il benvenuto ad amici, hobbies, musica e finti pomeriggi di studio.
Bob cantava e il suo caldo reggae scandiva il ritmo di quegli anni, dei miei anni ottanta, della fine anzi di quei miei fantastici anni ottanta.
Bob ci aveva lasciato alcuni anni prima.

Un giorno del novembre 1988 l’ho fatto davvero (se sai quello che fai, il trucco, come sempre, è solo uno: iniziare). Ho preso il caro LP “Legend – the best of Bob Marley”, un ‘cartellone’ grande, matita, gomma, riga, rapidograph 0.2 mm, inchiostro e sono partito con il ritratto.
Ho deciso di disegnarlo a china, non proprio con il puntinismo (la tecnica usata per ritrarre mia figlia Idea), ma con il fitto intreccio di segmenti, per raggiungere profondità più intense: i neri pieni e i giochi di riflessi della chioma rasta mi avrebbero dato crine da torcere, ma la vita è una sfida e se sai raccoglierla puoi acconciare per le feste anche il più incasinato dei cespugli.
Quello che mi affascinava particolarmente era la mano in primo piano, di un’anatomia rilassata e lucente, tutta da affrontare.

Così negli scampoli di tempo ho lavorato fischiettando di pazienza e precisione, intrecciando il nero della china spessore 0,2 sul cartoncino 70×100 bianco.
Nero in quantità su bianco per chi, figlio di padre bianco e di madre nera, aveva cantato l’uguaglianza fra i colori della pelle.

Penso di averci messo 30 ore, spalmate in un mese e in un’overdose di ascolto reggae nella stanza più sacra ma anche più violata di casa dei miei.

Adesso Bob invece sta vicino a Vasco nella casa dove vivo e appena aperta porta lancia agli ospiti un messaggio universale di benvenuto.

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